24 settembre 2010
IL BATTERIO DEL BUON UMORE
06 agosto 2010
FACCIAMO "LA FESTA" ALLE INFESTANTI
Sabato 14 agosto 2010
A TUTTI GLI AMICI DEL GASORTO E NEMICI DELL’ERBACCIA
Abbiamo pensato ad una giornata comunitaria di ritrovo, lotta, e divertimento.
Programma:
9.15 ritrovo al GASORTO via Brenno Biassono (zona centro sportivo)
9.30 inizio lavori di estirpazione manuale di tutte le infestanti
11.30 bruschettata con i nostri pomodori, aglio, prezzemolo, basilico, olio del garda, vino della “Vigna”
Facciamo festa per non farci infestare!
Per chiunque fosse interessato è pregato di iscriversi inviando una mail a: gasorto@wutel.net mettendo in oggetto:
(se riusciremo avremo anche letture animate per piccoli ortisti).
"Progetto GASORTO" sul web ---> www.wutel.net/gasorto
01 giugno 2010
Acqua dal sole
L'impianto, realizzato dagli amici di wutel.net (http://www.wutel.net/) è composto da un pannello fotovoltaico da 60Watt di potenza collegato, tramite una centralina di controllo, ad una batteria che alimenta nelle ore notturne la pompa elettrica di irrigazione a comando temporizzato.
Questo tipo di soluzione d'irrigazione (goccia a goccia) permette così alle colture di ricevere l'acqua necessaria in maniera localizzata, mirata e con il minor spreco possibile della preziosa risorsa idrica.
Ogni aiuola (proda) è infatti dotata di un apposito tubo forato che permette alle gocce d'acqua erogate di arrivare al cuore di ogni singola coltura. Inoltre, i vari rami dell'impianto d'irrigazione sono dotati di appositi rubinetti manuali di sezionamento al fine di poter razionalizzare ancora meglio la distribuzione dell'acqua alle prode.
La ricarica della batteria per l'azionamento elettrico della pompa avviene invece grazie alla rinnovabile e pulita energia del sole, rendendo così l'intero complesso autosufficiente dal punto di vista energetico.
Per la descrizione completa dell'impianto vedi il seguente link:
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13 maggio 2010
Tappa al GASORTO
12 maggio 2010
IL PRIMO RACCOLTO
Venerdì 30 aprile 2010 c’ è stato il primo raccolto al gasorto di Biassono, RAPANELLI!!
Se non sapessi che li abbiamo coltivati noi, sembrano quasi transgenici! C’è stato un attimo di emozione generale, si sono fermati i lavori e ci siamo riuniti intorno a Laura, tutti tranne Giacomo, mio figlio, che cercava “lollo” Peppino (il cavallo bianco), incurante della solennità del momento :-)
Sono stati raccolti ben trenta mazzi da dieci ravanelli ciascuno e la domenica successiva (2 maggio 2010), mentre dissetavamo parte dei 700 partecipanti alla manifestazione “Tra curt e casina”, abbiamo fatto un secondo raccolto di un’altra dozzina di mazzi.
07 maggio 2010
Spaventapasseri al GASORTO di Biassono
Giovedì 29 e venerdì 30 aprile 2010 sono venuti a trovarci in orto i bambini della Scuola Materna "Segramora" di Biassono (MB): che emozione! Stanno seguendo un percorso sulle tradizioni popolari e Simone e Ruggero hanno unito le loro vulcaniche menti, invitando la scuola a far costruire degli spaventapasseri alle classi per poi inserirli nel loro habitat.
Sono arrivati in tre ondate di due classi ciascuna (circa 50 bambini), portati dal pulmino fino al parcheggio e poi a piedi fino al prato tra l’orto e la casetta. Ogni classe si è presentata mandando in avanscoperta il frutto del proprio lavoro, come uno stendardo (forse solo a quell’età si possono vedere così tanti italiani ordinati in fila per due…). Poi si sono messi in cerchio e Laura ha raccontato loro la storia del semino, ha mostrato le trasformazioni in piantine, ha spiegato a cosa servono foglie e radici…qualche bambino, già più grandicello, era preparatissimo e questo mi ha scaldato il cuore, c’è speranza! La maggior parte dei piccoli spettatori guardava Laura con occhi sgranati, divisi tra stupore, emozione e catatonia da caldo-umido. Nei giorni precedenti, il tempo non era stato favorevole e al primo caldo, giovedì mattina, il prato si è asciugato, la temperatura si è alzata e i bimbi, muniti di stivali, grembiulino e giacca hanno iniziato a sciogliersi. Una parola speciale va alla piccola con i doposci, che sulla strada verso la tappa successiva della gita, il museo degli attrezzi agricoli, ha iniziato a implorare: “Acqua!” e ad avere allucinazioni; pare sia sopravvissuta, ma si è ritirata in un convento buddista a meditare.
Dopo che Laura e i bambini hanno recitato insieme la filastrocca di “Chiccolino” per aiutare a crescere i semi che poi sono stati portati in asilo a ricordo della giornata, siamo andati in campo a piantare gli spaventapasseri (“Che spaventano i passeri solo in orto, vero bambini?” n.d.Laura). Sono stati realizzati con materiali di recupero: vestiti, lana, bottoni, sughero, flaconi di plastica, vaschette di alluminio, carte delle uova di Pasqua, spugnette…l’effetto ottico è bellissimo! Ciascuno ha il suo nome: ad esempio, sulle aromatiche ci sono Leon, a destra, e Valentino Rossi, a sinistra, ma purtroppo non ricordo tutti i nomi, mea culpa. Poi siamo tornati sul prato, dove Rossana ha insegnato loro una canzone, con i relativi gesti, sugli spaventapasseri, sono stati bravissimi! Quindi si sono avviati verso il Museo degli Attrezzi Agricoli, a Cascina Canova, per poi crollare in un sonno profondo dopo pranzo.
La direttrice ci ha dato un riscontro positivo dell’esperienza e anche per noi è stato molto bello; con questo sogno-progetto stiamo gettando così tanti semi (non solo fisici) e chissà quali frutti porteranno…
E’ anche arrivato un ringraziamento speciale da parte di Peppino, il cavallo bianco, che in questi due giorni ha mangiato erba e fieno più che in tutta la settimana. E un grazie speciale va sempre a Laura, che con la sua professionalità e la sua dolcezza ci permette di vivere anche queste esperienze.
Lisa
P.S.
Le foto complete dell'evento sono visibili su: http://www.wutel.net/foto (Foto GASORTO)
30 marzo 2010
Questioni di M....
“Pare incredibile, ma la notizia arriva proprio dall’America dei grandi ranch, delle mandrie spostate da una pianura all’altra e dei cow boy. Il paese non sa più come smaltire enormi masse di letame prodotte sia dai giganteschi allevamenti di bovini, pollame e suini che dalle stalle annesse ai caseifici. Un problema non indifferente, perché l’aria di vaste zone – la denuncia è degli ambientalisti- è irrespirabile a causa del gas metano prodotto dallo stallatico sovrabbondante. Che non trova più impiego in agricoltura: i fertilizzanti chimici ormai fanno la parte del leone e hanno interrotto la tradizionale catena di smaltimento che funzionava a meraviglia nelle vecchie fattorie.
Qui le scorie animali vengono riciclate come consumi nei campi che a loro volta danno cibo per gli animali. Per l’agenzia americana di protezione dell’ambiente si tratta di un’emergenza da risolvere. Si prospettano due soluzioni: disidratare il letame vendendolo, depurato dai batteri, in tavolette oppure usare il gas metano come fonte di energia.”
Tratto da “Popotus”
giornale di attualità per bambini in allegato ad “Avvenire”
Intanto c’è da chiedersi come una così seria riflessione venga considerata “cosa da bambini”, forse perché loro ancora così vicini alla fase anale dello sviluppo sono in grado di riconoscerne l’importanza. Certo è che il rischio che si corre è quello di annegare in un mare di M…. e tutto ciò perché la logica produttiva americana fa sì che sia necessario sostituire qualcosa di naturale come il concime stallatico con un prodotto sintetico. Perché? Per far girare l’economia? E cosa produce un sistema alimentare basato sul consumo di carne in tutte le forme e salse? La risposta, gira che ti rigira, ti riporta sempre lì. Senza considerare che ciò che nella cultura economica odierna viene considerato rifiuto da smaltire, magari a pagamento nel momento esatto in cui diviene necessario, per qualcuno si trasforma immediatamente in merce pregiata da pagarsi a caro prezzo. In questa contraddizione siamo caduti anche noi, pagando un letame ( e che letame! ) che molti altri consideravano scorie da smaltire…
…. l’esperienza insegna anche in fatto di M….
Chiudo con uno “stimolo” alla riflessione di Gino e Michele:
“Basta con i piaceri della carne… facciamo godere anche le verdure”
Ruggero
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Pensierino della sera
Nella nostra società della comunicazione ormai un fatto non esiste se non viene diffuso dai media, in particolare (anzi, quasi esclusivamente) anglofoni.
La notizia proveniente dalle sterminate ed immaginifiche praterie degli States è una “non” notizia per chi si occupa del settore.
Peraltro, anche ai non competenti automobilisti che in certi periodi dell’anno hanno la ventura di attraversare la nostrana e provinciale bassa padana, non sarà sfuggito un profumino piuttosto “deciso” che proviene dai campi. Anche se non parla con le patate in bocca, quella puzza ha la stessa poco nobile origine di quanto riscontrato dagli ambientalisti USA.
Anche da noi la motivazione sta nel fatto che si è spezzato l’equilibrio che governava le vecchie aziende agricole, dove vigeva il “ciclo chiuso”, dove nulla si perdeva e tutto era in equilibrio.
Poi è arrivata la specializzazione, l’efficienza (apparente), e così ora da una parte ci sono aziende da 200 ettari a cereali senza una vacca, per le quali acquistare il letame diventa un costo insostenibile, e quindi non concimano più organicamente i terreni che si depauperano in maniera drammatica; dall’altra abbiamo aziende zootecniche con centinaia (o migliaia) di capi bovini e suini che al contrario annegano nella cacca, e per le quali smaltire la cacca diventa un problema ed un costo.
Anche da noi ormai i liquami (il letame è altra cosa) vengono utilizzati per fare biogas, e ci sono anche significativi finanziamenti regionali in materia.
E chi è vegetariano (come il sottoscritto si sforza di essere) sa benissimo che se si riducesse l’allevamento degli animali, che sono alla base della dieta ipercarnivora che è ormai alla portata di un paio di miliardi in più di persone, verrebbe di molto ridotto il problema dei gas serra (oltre ovviamente a ridurre la vergogna dello sfruttamento delle altre creature da parte della belva umana).
Ma se vengono da qualcuno che parla inglese certe notizie colpiscono di più…
Sergio
10 marzo 2010
QUELLI/E CHE FECERO L’IMPRESA
“Coltivare la terra per far crescere relazioni nuove”, se dovessimo riassumere in una frase la filosofia di questo pazzo progetto mai parole potrebbero essere più veritiere.
I tempi bui che oggi abitiamo, rattristati da crisi economiche e non solo, ci spingono a cercare strade nuove o vecchie da percorrere o ripercorrere in cerca di un diverso modo di riempire di valore le nostre esistenze.
Il nascere e svilupparsi dell’idea di un orto biologico condiviso ne è soltanto la conferma: siamo partiti ascoltando il desiderio di ritrovare un ritmo più a contatto con i tempi di Madre Terra e, prima ancora di aver riempito gli zaini, ecco sopraggiungere altri che dicono “Partiamo con voi!”, cosicché il viaggio diventa subito più lieto e sicuro. Sia per la gioia di aver raccolto relazioni autentiche prima ancora di aver seminato, sia perché nel confronto coi compagni di strada nascono nuove competenze, contaminazioni di esperienze e racconti di vita vissuta.
La strada è lunga ed incerta, per nulla facile, come in ogni viaggio autentico che si rispetti. Eppure, già dopo così poco tempo e così poca strada, i primi germogli sono già custoditi nei nostri cuori. Non solo. Molti intorno a noi chiedono “Dove andate?”, “Posso venire anch’io?”.
Immaginatevi lo stupore, di chi pensava di partire in solitaria o quasi, alla ricerca dei frutti dei propri desideri, scoprire di essere tracciatori di pista per tanti altri che seguiranno.
Quanti dubbi ora: Che responsabilità abbiamo? Verso dove andare, quale sarà la rotta giusta? I passi vacillano sotto questo peso che si è aggiunto allo zaino. Si impone una sosta.
Sì! Fermarsi è la cosa giusta da fare, proprio perché non vogliamo correre, la fretta non ci appartiene più ormai. Gli obbiettivi, la produttività, la competizione, il risultato, sono concetti che ci sono lontani. Beninteso che non vogliamo sostituirli con la pigrizia, l’ignavia e l’indolenza.
Noi cerchiamo altro.
Cerchiamo relazioni autentiche da coltivare: con noi stessi, con gli altri, con il Creato.
Accade quindi che, nel fermarsi, si alza lo sguardo dal proprio cammino, si ammira il paesaggio e ci rendiamo conto di non essere isolati, attorno a noi, vicino e lontano, altrettante nuove esperienze crescono. Strade diverse vengono aperte, ma tutte con l’idea di cercare la medesima meta.
E ciascuno porta il proprio contributo in una transumanza che salverà il mondo.
Abbiamo scelto di viaggiare nei solchi del terreno arato dalle nostre mani, senza avere una spada che lo difenda, una scelta di non violenza, di non proprietà, senza recinzioni, ben sapendo che nel restare aperti è più facile essere feriti, derubati. Ancora una volta la scelta è testimonianza, lontana da un mondo sempre pronto a difendersi ed a difendere ciò che è proprio da altri. Non siamo partiti distanti dalle nostre radici, viviamo qui e qui vogliamo costruire quello che uno slogan di alcuni anni or sono recitava “un mondo diverso è possibile”. Il camminare attenti nei passi non ci impedisce di alzare lo sguardo e di andare oltre l’orizzonte alla ricerca di campi nuovi da seminare con il meticciato delle nostre differenti ricchezze.
Lanciamo attraverso le parole di un uomo profetico come Alex Langer l’invito a camminare al nostro fianco.
“(..)Oggi, soprattutto in campo ambientale, è tutta una profezia di sventura; c’è a volte il rischio di essere catastrofisti e di terrorizzare la gente, la qual cosa non sempre aiuta a cambiare strada, ma può indurre a rassegnarcisi. Piuttosto bisogna indicare strade di conversione se si vogliono evitare ragionamenti come “dopo di noi il diluvio” “tanto è tutto inutile” “ se io non inquino ce ne sono mille altri che lo fanno”
La “conversione ecologica” è cosa molto concreta.
Occorrono comportamenti personali(..)”
Tratto da –a proposito di Giona- 5 aprile 1991